Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna

Parco Foreste Casentinesi
Parco delle Foreste Casentinesi (foto: www.parks.it) - Testi di Ghiberto Piccini

Costituito ufficialmente nel 1993, il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi è uno dei più recenti parchi Nazionali.
Il Parco si estende su una superficie di 36000 ettari, a cavallo del crinale appenninico Tosco-Romagnolo, ed è suddiviso in parti uguali fra la Toscana e l'Emilia Romagna.
Comprende tre province, Forlì, Arezzo e Firenze, con 12 comuni: Tredozio, Santa Sofia, Bagno di Romagna, Premilcuore e Portico San Benedetto in provincia di Forlì; Chiusi della Verna, Bibbiena, Poppi, Pratovecchio e Stia in provincia di Arezzo, e soltanto due in provincia di Firenze, che sono San Godenzo e Londa.

Alle pendici occidentali del Monte Falterona, a circa 1300 metri sul livello del mare, nasce il più grande fiume della Toscana ed il terzo in Italia: l'Arno.
Non lontano dalla Sorgente, si trova il Lago degli Idoli, così ribattezzato dal 1835, quando una pastorella rinvenne per caso, in quello specchio d'acqua, una statuetta bronzea di epoca etrusca di pregevole fattura, risalente al VII - VI secolo a. C.
Dopo questo avvenimento iniziò una vera e propria corsa agli scavi, dove vennero alla luce altre statuette, fibule e monete, che furono incautamente vendute a privati e in seguito sparse nei maggiori musei europei.
Anche nell'ultimo dopoguerra, si è continuato a scavare tanto da prosciugare il laghetto, fino a quando la Sovrintendenza ai Beni Culturali di Arezzo è intervenuta nel 2003 adottando criteri specifici per gli scavi, proseguiti fino all'inizio del 2008. Da questi scavi sono stati rinvenuti altri pregevoli bozzetti, due dei quali si possono ammirare nel museo di Partina, piccolo paese del Casentino.
Ad oggi, è stato ripristinato il livello dell'acqua e anche il perimetro originale con gli alberi che circondavano il laghetto.

E' bene ricordare che queste montagne, e ci sono dei documenti che lo attestano, sono state percorse da due dei maggiori poeti italiani, il sommo Poeta Dante Alighieri e il Petrarca, e in tempi a noi più vicini da altri poeti come Gabriele D'Annunzio e Dino Campana, il quale accenna nei Canti Orfici di una traversata insieme alla poetessa Aleramo, da Marradi – suo paese natale – fino alla Verna.

Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, a detta di molti, è una delle foreste più belle d'Italia, non tanto per grandezza, ma per la gran varietà di piante arboree. Questo è dovuto in gran parte alla cultura boschiva millenaria portata avanti dai Monaci Camaldolesi, dalla Repubblica Fiorentina, dalla famiglia dei Medici, ma anche dai Lorena, che nel 1838, su richiesta del Granduca Leopoldo II, fecero venire appositamente dalla Boemia un tecnico forestale di nome Karl Siemon (poi italianizzato in Carlo Siemoni). Dato che a quell'epoca non esistevano vivai forestali, Siemon si occupò del rimboschimento di alcune zone degradate facendo importare dal Tirolo e dalla Boemia semi e piantine; quindi se oggi possiamo ammirare queste foreste, si deve dare gran merito a questo signore.

Per apprezzare al meglio queste meravigliose foreste, il consiglio è di percorrere a piedi i sentieri  segnati in gran parte dal C.A.I., il Club Alpino Italiano, in modo da poter ammirare i numerosi aceri di ben cinque specie: di Monte, Riccio, Opalo, Campestre e Minore. Sono presenti anche esemplari di Abete Bianco, Frassino maggiore, Orniello e Tigli selvatici di due specie, così come l'Olmo Campestre e Montano, il Carpino Bianco e Nero e ben tre specie di Sorbi: Montano, degli Uccellatori e Termale; inoltre si trovano anche alberi di Cerro, Quercia, Ciliegio, Maggio Ciondolo, Salice Bianco, Salicone, Pioppo tremulo, Tasso e Agrifoglio.

Naturalmente, la foresta ha visto l'alternarsi durante i secoli di varie amministrazioni, ma tutte hanno avuto la lungimiranza di piantare in larga scala l'Abete Bianco, già presente seppure in minoranza rispetto al Faggio, ma più apprezzato per motivi economici; ed è certo che l'Opera del Duomo riuscì a sfruttare le selve in maniera oculata, ricavandone il legname necessario agli usi edili, come la copertura del Duomo di Firenze e tanti altri palazzi fiorentini.
Per far questo, la Repubblica Fiorentina aveva allestito un sistema di trasporto dalle foreste mediante coppie di buoi aggiogati fino a Pratovecchio, dove c'era la darsena di concentramento: qui i tronchi degli alberi venivano legati con delle liane, formando delle zattere chiamate “foderi”, in attesa della piena dell'Arno, dove la corrente del fiume li trasportava fino a Firenze, Pisa e Livorno.

E' importante ricordare che all'interno del Parco, esiste fin dal 1959 la Riserva Integrale di Sasso Fratino, autentico gioiello di foresta vergine incastonato nel cuore incontaminato del versante romagnolo, al quale non è consentito l'ingresso se non per scopi didattici e con l'accompagnamento di un forestale.

All'interno del parco ci sono due rifugi gestiti dalla sottosezione del C.A.I. di Stia, ubicati uno al Passo della Calla, sulla strada che da Stia porta a Campigna e l'altro dei “Fangacci”, che da Badia Prataglia porta all'Eremo di Camaldoli.
Proprio qui, a Camaldoli, il monaco romagnolo San Romualdo, fondò nel 1012 il Cenobio e l'Eremo. E' importante ricordare che all'interno del Parco, si trova il Santuario de “La Verna”, il luogo dove San Francesco ricevette le stimmate.
Numerose sono le altre Pievi e i castelli che dominano le vallate Casentinesi.

La fauna che popola la foresta è composta da diverse specie di animali; nonostante sia sempre più difficile incontrarli allo stato brado, ciò non toglie la possibilità di scorgere Cervi, Daini, Cinghiali, Tassi, Puzzole, Castori, ma anche Poiane, Ghiri, Faine, Volpi, Scoiattoli e altri piccoli roditori.
Da diversi anni è presente anche il Lupo, avvistato nella foresta della Lama.

I Consigli di Ghiberto Piccini:

"Essendo un vecchio escursionista, sono sempre appassionato ogni qualvolta mi trovo a percorrere i sentieri in questo meraviglioso ambiente. A chi è interessato, consiglierei di visitare il Parco in tutte le stagioni dell'anno, ma essenzialmente nel periodo autunnale, per apprezzare la foresta quando si ammanta dei colori dell'arcobaleno."